Qualche giorno fa ho avuto una discussione abbastanza animata seppur civile con una professoressa, a proposito del valore delle regole per i ragazzi adolescenti.

Pare che, ad una conferenza sul tema, uno psicologo abbia detto una cosa tipo che, per un adolescente, obbedire è un po’ come morire dentro.

Leggendo questa frase, in un secondo, sono tornata indietro nel tempo (cosa che mi capita spesso: almeno ogni volta che ho a che fare con un individuo più giovane di me), alla mia adolescenza, alla sensazione di impotenza di fronte alle regole assurde e inesplicabili (o forse semplicemente “non spiegate”) degli adulti, al desiderio di fare l’opposto solo per sottolineare la mia esistenza come persona indipendente.

Per questo ho di getto risposto a questa professoressa dicendole che condividevo appieno il parere dello psicologo e che l’obbedienza è da considerarsi una malattia.

Obbedire significa sottomettersi ad un comando. E mi pare sia sufficiente questa definizione per renderci conto che non è questo che vogliamo per i nostri figli, tanto meno adolescenti. Individui già con un piede nel mondo, pronti a rinunciare al caldo coccoloso della famiglia per lanciarsi nella loro vita con coraggio e determinazione, uomini e donne con le loro armi nuove di zecca, che non vedono l’ora di usarle. E noi vorremmo che obbedissero?! A noi, vecchi ammuffiti che del mondo moderno sappiamo la metà di loro e sicuramente nulla del loro futuro?!

No, no, questa cosa non mi torna affatto!

Certo che per una madre di adolescente, soprattutto se più di uno, o per una professoressa di scuola media è comodo avere tutto sotto controllo con regole ferree e punizioni esemplari. Ma è una comodità apparente!

Un individuo che ha sviluppato il senso del rispetto (non delle regole ma del mondo) automaticamente si atterrà alle regole utili e sensate perchè ne capirà il senso e il valore e non gli passerà nemmeno per la testa di ribellarsi. Se si investe del tempo nella spiegazione della realtà, se si lascia che i ragazzi sperimentino da sè le limitazioni del mondo, se li si accompagna anzichè costringerli, ci si metterà di sicuro più tempo e più energia, ma poi non si dovranno più temere fughe, bugie, sotterfugi. A lungo termine sarà un’investimento redditizio. E questo se si vuole prendere in considerazione solo il lato pratico-organizzativo della vita di una famiglia o di una classe di adolescenti.

Perchè se prendiamo in considerazione il lato umano diventa ancor più evidente quanto il pretendere obbedienza sia un errore clamoroso, una strategia che mina qualsiasi rapporto di fiducia.

Quante volte ho sentito genitori dire ai figli, in macchina: “Devi allacciarti la cintura perchè è obbligatorio, se no il vigile ti da la multa!” . Questa frase secondo me riassume la sostanza dei nostri metodi educativi: non è forse che la cintura si deve allacciare per salvarti la faccia in caso di incidente? Non pensate che un bambino, seppur piccolo, possa capire che allacciarsi la cintura è una cosa utile alla sua propria faccia e che il vigile, in tutto questo, non c’entra quasi nulla? Addirittura un bambino di 8 – 9 anni, potrebbe trovare assurdo che abbiamo bisogno delle leggi per proteggerci da noi stessi. Infatti è così, è assurdo.

Comunque, a parte questa digressione, non capisco proprio come sia che la gente parli degli adolescenti (e dei bambini) come di una specie a parte, sulla quale gli adulti hanno una sorta di diritto di supremazia e comando.

Dalla fattoria, ormai, in questi 15 anni, sono passati individui di ogni età, dai pochi mesi ai 90 anni, e di “regole” non ce ne sono mai state, nessuno è stato costretto ad “ubbidire” anche se molti genitori hanno intimato ai figli “Adesso devi ubbidire alla signora!” (signora a chi!?!?).

Mi sono sempre permessa di rispondere, contrariando non poco i genitori, direttamente al bambino: “No guarda, qui non si ubbidisce! Tanto meno a me. Semmai si ubbidisce alla natura…”.

Nessun adolescente è mai “morto dentro” a causa mia, eppure non siamo stati soggetti ad atti di vandalismo, bullismo o altre cose turpi, quindi le cose sono 2: o alla Fattoria arrivano solo bambini e ragazzi meravigliosi, assennati e responsabili, mentre gli scalmanati irrispettosi, vandali e pericolosi se li beccano gli altri, oppure l’assenza di regole e la non richiesta di ubbidienza fanno davvero la differenza…

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